I tuoi silenzi mi
mancano, l’avresti mai
pensato? Non so
dove appoggiarmi,
ora, su quale spigolo
perdermi. Non ho
la lingua salata
da abbracciare prima
di sparire, davvero,
del tutto.
E tacere, infine. E
respirare le tue
infinite pause, dare
loro un senso
senza significato.
Sono croci che non
hanno pietà per
le nostre gole, rasoi
che lasciano
cicatrici: le parole.
Sono fuoco che
brucia, ci fa cenere.
E poi forse polvere. E
Tempo. Le parole
sono pietre. Curve
di colline dove
sa trovare riposo
il Vento.
(15 aprile 2015)