Oggi finisce la mia estate. E, per molti versi, anche il mio 2014. Almeno quello “del Cuore”.
Volevo dei segni sul mio corpo. Volevo che qualcosa restasse, comunque. E così sarà. In due mesi ho disegnato sei tatuaggi sulla mia pelle: io, che sono cresciuto con l’orrore dei tatoo. Mia nonna mi ha indottrinato a dovere: “Sti cos ‘i fann solo i carcirat!”. E io così ho pensato per anni. Poi, eccolo, questo strano 2014: anno di conti da far quadrare, di partite da chiudere. E la necessità, irrinunciabile, di avere dei segni appresso.
Così sono nati i nuovi occhiali, certo. E la barba. Finanche il ritorno al peso d’un tempo, figlio di un essere vegetariano che è anche il mio modo di onorare Dio, considerata la mia pigrizia nel (non) pregare come dovrei. E poi “loro”: sei tatuaggi in meno d’un mese. Per segnare la mia pelle con il nome di alcune persone importanti. E loro, in ogni caso, me le porterò per sempre con me. Anche se dovessero rinnegarmi, un giorno.
Così ho disegnato la mia Fenice legata all’epopea di Troia. E poi quell’Eufrem che è un progetto di vita e di altro. Infine il mio Fiore dove invano va a volare una farfalla stilizzata. Nel nero dei pigmenti usati dall’estroso Damiano ci stanno quattro storie e altrettanti respiri. Ci sono io, fortunatissimo, che ho avuto tanta luce proprio nel momento più buio. E, che strano: loro proprio mi hanno illuminato, chi l’avrebbe detto mai un anno fa?
Vi porterò con me. Alla faccia delle male lingue che non possono capire. Non ci arrivano, non è possibile. Vi ringrazierò per sempre, anche quando udirete la mia voce irata. Voi mi avete amato ognuna a modo suo, mi avete ascoltato. Se sono salvo e meno dannato di prima, lo devo a voi. Ma già mi annoiano queste troppe parole e allora taccio. Stavolta ho scritto in modo diverso le mie sensazioni. E ho scelto il “carcere” dei tatuaggi.
Mia nonna aveva ragione anche stavolta. Solo i carcerati si fanno tatuare. E io ho voluto, appunto, questo tipo di catene. Ora non so che fine faranno, che ne sarà del loro metallo rosso sangue. Non mi importa sapere granché del futuro. Socchiudo gli occhi e coloro il mio corpo con nuovi simboli che qualcuno mi aveva sottratto. Sì, perché tutto torna alla fine, non soltanto i conti. E io mi ritrovo, e io vi conservo. E tanto basta.
Tutto ha un senso. Basta non pensare troppo. Il Cielo conosce le Parole. Il Cuore sa il Resto.
On Namah Shivaya.
Shanti Shanti Shanti.
(11 settembre 2014 – facebook)