Più belli. Più alti. Più sani. Però non sanno concentrarsi. Neppure un film sanno guardare senza chattare.
Non sanno cosa sia una pellicola in bianco e nero. Quello che guardano è sempre in streaming: quindi decidono quando, come, dove seguire uno spettacolo. Neanche conoscono il gusto di una platea, o di un orario fisso da programmazione… o di una sequenza persa in Tv per una banale pipì proprio quando la trama è più avvincente.
Niente. Non sanno cosa sia tutto ciò. E se gli propini – pure su YouTube – del Teatro, apriti cielo: è una scommessa persa dopo due minuti di recitazione. Lo trovano noioso, quei tempi cadenzati non hanno la velocità di Netflix. Soprattutto non sono allenati all’ascolto, non hanno la pazienza di chi, per ammirare il Bello, deve rispettarne stili, modalità e attese.
I figli dell’Oggi sono così. E non è colpa loro (pure se gli conviene marciarci). Gli abbiamo dato migliaia di canali Tv, e il Web, e il cellulare… e ne abbiamo assopito la mente, inaridita la sensibilità artistica. C’è sempre un’app per tutto: fotografare, cantare, rappare. Pure per copiare un compito in classe. O fare amicizia, raccattare qualche forma di piacere sessuale.
Purché tutto sia veloce. Senza troppe parole o pensieri. Senza stare a interrogarsi più di tanto rispetto a ciò che non è presente e quindi è vecchio. Troisi, Fellini, Platini… se non respirano non esistano e si va avanti lo stesso. Perché chi si ferma è perduto e ci sta già un nuovo sito dove sentirsi vivi, dove far finta di sapere (soltanto) tutto quello che serve al gregge globale.
Poi però ne trovi uno che, nell’esplosione dei suoi sedici anni, finisce quasi per caso tra gli scaffali della libreria del centro commerciale: i polpastrelli che strofinano la carta di un paio di libri, gli occhi che si posano sull’inchiostro e ci scommettono la sacra lentezza del Tempo di chi Pensa. Il telefonino vibra nella tasca del jeans ma quel ragazzino se ne dimentica. E resta ancora un po’. Lì.
Ogni tanto succede, grazie al Cielo. Pure se sempre più di rado…
Quanta triste, amara realtà hai magnificamente pennellato in questo tuo splendido pensiero carissimo Direttore. Che brutta gioventù abbiamo oggi. Superficiale, insensibile, senza fame, fame di sapere, di conoscere, di approfondire, senza avere un progetto per il proprio futuro. Mala tempora currunt e la cosa più triste è che sara quasi impossibile cambiare rotta. Resta solo la speranza, la speranza di quel giovane che … “finisce quasi per caso fra gli scaffali di una libreria”. Un grande abbraccio.