Metti una sera d’estate. C’è un turista che cerca un posto per una pizza. Risposta media? Deve prenotare.
Con calma, chiariamoci le idee. Se hai l’ambizione di fare Turismo, devi essere in grado di declinare il sacro verbo dell’accoglienza. Un turista che gira in un posto a lui sconosciuto non pensa di prenotare: vede un bel locale ed entra. Magari è anche disposto ad aspettare un po’. Ma certo non lo puoi mandare via perché tu vuoi le prenotazioni per assicurarti di non buttare la pasta delle pizze.
Se ti lamenti che qui non arriva gente, e prima per due anni che hai patito la fame per il Covid, non puoi fare l’elegantone che fa trovare la signorina col leggio che ti deve controllare la prenotazione. E mica siamo al Quisisana: siamo tra Rocca e Cariati e a ogni faccia nuova che viene a bussare alla nostra porta dovremmo farci trovare il tappeto rosso per terra. Invece la mandiamo via, e ci pensasse bene al da farsi, la prossima volta.
Se vuoi fare l’imprenditore del Turismo, quello vero e non quello di venti giorni ad agosto se e quando va bene, devi essere in grado di inventartelo il posto per il turista o, comunque, per il nuovo cliente anche locale che prende, parte e ti sceglie quella sera. E se non sai come si fa, vattene una settimana in Basilicata, Puglia o Sicilia e guarda che succede ad Alberobello, Matera o Taormina, dove la gente sta in fila e aspetta che il tavolo si liberi, se vuole mangiare in un posto.
Senza che nessuno si sogni di mandare via nessuno.
Perché un turista si coccola. E si fidelizza così. Non si tartassa o prende sotto gamba. Né per una cacchia di pizza né per il solito autovelox che rispunta sotto le vacanze. Così impara, ‘sto coglione di turista, a scegliere la Sibaritide.
Jonio, Agosto 2022
Verità pura
Ben detto caro Emilio, e se s’incazza gli diamo pure Na bella palata tra capo e noce di collo.