Come un topo. Con la luce si nasconde. Come una lumaca. Con la pioggia della saliva del potente, ti striscia accanto. Lo vedi?
Tornare a fare politica. Tornare in un paese vicino e lontano insieme. Città lo dicono. Poco importa cosa sia: merita anche il mio esserci un po’ per caso. E mentre ci siamo, appunto, con altri quattro pazzi che ancora sognano il Futuro, Giuda bacia Cristo, di nuovo. Lo scorgi?
Ha parole belle, Giuda. Usa il dizionario forbito di chi quattro nozioni le ha mandate bene a memoria. Ha, guarda caso ora, modi gentili e carezze a buon mercato per chiunque. Ma non fa sconti a te, suo ex amico, se hai avuto l’ardire di censurargli i vecchi sodali. Lo riconosci?
Ha casa ovunque ci sia qualcuno che puzzi di potere. Pure, si dice uomo libero. E ci mette sopra il carico di quattro citazioni eccellenti. Tutti cretini, gli altri. Plebaglia utile solo a fare numero. Anche chi si dice suo amico, adesso, è poca roba: pedina, dado. Lo sai?
Questo è stato sempre e questo è. Sarà ancora? Antonio cerca la risposta sul cellulare. Giorgio fa a pugni con una nuova nuvola di tabacco. A via Roma non ci sta nessuno quando la sera scende. Giuda è il primo che va a nascondersi lontano. Eppure, ora, racconta di miracoli. Ci credi?
Troppi pensieri, in testa. Poca rabbia in giro. Magari ne riparleremo a giugno, quando le cicale ci canteranno di sudore e afa. Magari avremo negli occhi la sorpresa d’una insperata Resurrezione. E Giuda chi sa che fine avrà fatto, chi sa. Lui, le sue citazioni, la sua saliva. Ci sarai?
Silenzio. La tua sintassi è questa. La nostra pure. Il Sud che viviamo. Non un accento, adesso. Osservando il nostro sepolcro schiudersi…
(Corigliano Centro, 22 aprile 2019)
Il guaio è che, di Giuda…ce n’è più di uno…