Ve lo giuro. Esiste tutto un mondo oltre internet. La luna non sta solo nelle foto di Facebook. Il mare accarezza le marine pure quando spegniamo Instagram.
C’è tanto altro, davvero. Le voci della gente che affolla i primi pomeriggi che sanno di nuova primavera. Le scarpe che canticchiano sui nostri lungomari prima che il sole cali oltre il Dolcedorme. Ci stanno i caffè fumanti sui tavolini al bar: e qualcuno che parla pure, mentre ne sorseggia il fiume nero.
Ci stanno le vecchiette che ancora snocciolano rosari. In chiesa danno del tu alla Madonna e le chiedono qualche mezzo miracolo quotidiano. I chierichetti spiano il cellulare sotto la tonaca e poi fanno le facce serie, ma li vedi che ci scappa da ridere. E Zì Prete sopporta tutta ‘sta giostrina, perché i tempi sò cangiat.
Con un’ di fortuna, in certi angoli dei nostri paesi, due ragazzini ancora fanno le porte con due pietre e giocano a pallone per strada. Urlano come capretti sgozzati, bestemmiano mille santi e ci scappa pure qualche calcione da reparto di Ortopedia. Sudati, si promettono scintille alla prossima sfida. Uno spettacolo.
Urlano uguale gli ambulanti dei mercatini. Urla la macchina che fa la pubblicità per le vie. Urla la radio che fa compagnia alla vicina che di mattina sbriga le pulizie. Urla la maestra ai ragazzini che se ne fregano della scuola. Urlano i camion che ti minacciano sulla 106. Solo i treni non urlano più: loro si che sono virtuali, ormai.
C’è un Sud che vive, c’è un Tempo che scorre. Ci siano Noi. Il Cielo.
#enoncènientedacapire