Le tue labbra sono
sale di Micene, sono
la scia del tarassaco
che si fa accarezzare
dal pigro alito di
Zefiro. Sono i verbi
di chi non ha voce
né più illusioni con cui
farsi coraggio,
Ti cerco in questo
sole che agonizza sul
sentiero sabbioso di
Nettuno: in un giorno
che non ha orologi e
calendari, nel silenzio
d’un nuovo Ulisse
che va solo.
Domani, forse: ce la
dobbiamo promettere
questa scommessa
io e te, ovunque e qui,
persi nell’esametro
d’un Canto millenario.
Mentre è già aurora
con te, Luna, che sai
la magia che fa restare
giovani.
(3 febbraio 2016)