MalEssere

La Democrazia è bella. Il problema è che votano tutti. Ascolto questa nuova massima e sorrido.

Metti una sera a sorseggiare un caffè nella sede di una importante realtà culturale della zona. L’interlocutore del caso è una persona perbene. L’argomento è quasi serio: le ultime elezioni locali. Tu chi hai votato, quegli altri vero? Allora hai perso – ecco la sintesi d’un colloquio troppo noioso da analizzare dedicandogli più tempo. Si, ho perso.

E già è andata bene. In altre due occasioni la musica è ancora più stonata. Il tifoso della squadra perdente, per esempio, spiega di aver votato perché sperava di sanare un problema edilizio: quello con lo scudetto, invece, ammette di sperare in chiamate più propizie per la sua professione di consulente. Discorsi franchi, a cuore aperto. Normali.

Succede nel piccolo centro. Nella realtà urbana più importante. Nel capoluogo e via salendo fino in cielo. Interessi minuti e personali a volte, ambizione e guadagni altre: la Democrazia ci serve di tutto e di meno. Non è una questione di politica sporca o di così fan tutti. Con la famigerata (ma davvero?) Prima Repubblica sono venuti giù leader, partiti e ideologie. Resta un mercato tutto italiano del tengo famiglia a cui garantire un posto al sole. E se non fai così, poi non ti lamentare.

Si dovrebbe avere una bacchetta magica, allora, per controllare chi vota perché sceglie con lealtà e chi per assicurarsi il favore. Ma come si fa? La Democrazia è bella perché… democratica: e la penna in mano con tanto di scheda ce l’hanno tutti, senza alcuna romantica distinzione. Tutti, troppi?

Andare oltre su questo sentiero sconfinerebbe col politicamente scorretto. Qualcuno addirittura arriccerebbe il naso denunciando una pericolosa china antidemocratica. In ogni caso, alla fine vincerebbe sua eccellenza il qualunquismo. Meglio fermarsi alla Bellezza delle libertà democratiche. E sognare.

Per altri (legittimi) mal di pancia, prego recarsi nella farmacia più vicina.

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