Amato

Un giornalista di periferia. La passione per la cucina e per i misteri. Un po’ di dialetto.

Rocco Amato vive così. La mattina in giro per la sua amata Corissano. Il resto a inventarsi notizie nella redazione locale del Piccolo del Mezzogiorno. Non è l’eroe di certe fiction televisive. Non ce lo immaginiamo come un Adone. Ma sperto si: con quei colpi di genio che possono piacere anche alla più affascinante delle donne appena conosciute tra una conferenza stampa e una mostra d’arte.

Il personaggio frutto della fantasia del suo Autore, Francesco Sapia, è tornato in tutte le librerie dello Stivale con La morte non va in pensione, edito da Scatole Parlanti. Stavolta è l’omicidio di un vedovo a scatenare il fiuto del bracco bizantino. Il tutto in un tour mai banale tra i sentimenti umani, i luoghi della Sibaritide e il buon cibo della Calabria Citra.

Francesco Sapia è una bella sorpresa pure stavolta. Dietro la semplicità della sua Scrittura ci stanno tante letture importanti. E non solo di giallisti. Ci sta l’amore per le immagini dello Jonio cosentino: del resto, il nostro è anche un valente fotografo da sempre protagonista di quell’avventura avvincente denominata Corigliano Fotografia.

Rocco Amato è il suo alter ego. Di sicuro lo è del Sapia fotoreporter: sempre culo e camicia con la sua reflex per rubare istanti qui e là per il territorio e la Vita. Forse lo po’ meno, invece, del Sapia cronista: più a suo agio tra arte e costume che non tra le ombre della cronaca nera.

Il risultato finale è pregevole. Il lettore cammina con il giornalista-detective facendo tappa nella quotidianità del territorio sibarita. Apprezza ciò a cui di solito neppure si fa caso, conosce particolari di una terra finora senza narratori. Alla fine c’è pure la soluzione del nuovo caso – e persino il flirt del nostro cronista con un’avvenente signora del posto: ma è quasi un particolare marginale.

A Sapia preme altro. Forte delle sue letture e della notevole conoscenza del genere trattato, l’Autore sa plasmare una storia a tutto tondo, moderna, mai scontata. Così nel finale in cui, come nel primo romanzo, siamo nella testa e nell’anima della vittima pochi istanti prima che il delitto si compia. Se non oltre il delitto.

La norte non va in pensione merita un angolino sotto il vostro albero di Natale. Molto di più reclama la passione di chi vorrà leggerlo. Tra una passeggiata sui lungomari della zona e con il profumo della zagara nelle narici. Magari incontrerete davvero Rocco Amato, tutt’assorto a scattare foto ai gabbiani.

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