Eccoti. Il passo veloce, lo sguardo dritto. Una volta. Altre dieci. All’infinito. Ci sei ancora, qui.
Avanti e indietro per le due rampe di casa tua. Per gli altri è soltanto un posto di lavoro: un edificio in cui venire e scappare via in fretta. Un orario scolastico con quattro o cinque urli d’una campanella. Ma per te no. Mai stato questo.
È casa tua. Lo è un anno dopo. “Milietto, sto facendo un tagliando come una vecchia macchina. Vediamo un po’” – così l’ultima volta al telefono. La penultima, in verità: perché nella tua ultima domenica tra noi, il cellulare ha squillato a vuoto. Il meccanico non era stato capace di rimettere a posto la testata della macchina. Purtroppo.
Maria Pina conosce ogni angolo di questa casa dove respira ancora. Un mare di generazioni onorano il suo ricordo, qualcuno racconta un episodio, altri preferiscono ascoltare e basta. Ci sono rose e girasole, un vento forte che rallenta il passo alla nuova Primavera. Ci sta l’Alto Jonio che ti ha temuta e amata.
E ci sei tu. Che t’innervosisci perché un ultimo particolare va messo a posto per rendere la mattinata perfetta. Uno sguardo di lato al ragazzino che chatta, una pacca sulle spalle della bidella più complice. La mattinata va. A casa tua si sta bene: il tempo passa in fretta, anche troppo a volte. Un anno è volato. La Memoria resiste. Forte come certe querce che sfidano le tempeste e restano in piedi, sempre.
Era una insegnante di quelle d’un tempo: rigorosa, appassionata, preparata. Si chiamava Maria Giuseppa Colotta: ci ha lasciato un anno fa. Per un attimo è sembrato a tutti che fosse così. Era una tristissima illusione: con sollievo, ora, sappiamo che ci siamo sbagliati. Non è andata mai via davvero. È restata a un passo dai nostri sensi. Qui.
A casa. Tra gli amati angoli di questo (suo) tempio laico.
(Oriolo, 27 Marzo 2023)
Una bella persona , custodiva la scuola come dici tu ” la sua casa”