Ci sono certe parole
che si perdono: è un
istante e il vento se
le porta via, le labbra
ne baciano le sillabe,
la testa ne sciupa il
ricordo che sa di sale.
Un tramonto e già se
ne va un granello di
mille vite: tu rammenti
il senso di quel che
fu di quell’esistenze?
In un piatto fiorisce
d’improvviso un gelso:
molle carne di terra,
zucchero che la saliva
scioglie e rende come
rugiada. Gli occhi vi
si smarriscono e subito
è resurrezione di altri
giorni, altri nomi e
respiri. Veloce, quel
fiore sbiadisce.
E neppure il Poeta
sa come scriverle più
belle le sillabe che
possono salvarci o
dannarci per sempre.