Nei tuoi ricordi
parlavano voci già
perse nel tempo:
uomini dissolti
nella cenere del
tuo passato fatto
di farina, sale e
lievito madre.
Casualmente oggi
ho rammentato la
tua ombra lunga
dagli orli d’un nero
eterno. E i tuoi
capelli costretti in
una torre dalla
forza muta in cui
tu amavi celare
il tuo amore.
Sapevi narrare
ciò che non avevi
studiato. Lassù,
sulla collina che
si colorava del
verde del primo
raccolto, era
vento l’eco del
tuo dire. E lì ti
perdevi, come
la radice fa nella
zolla prima che
diventi fango.