Domenico Sola ha venticinque anni quando lo ghermisce la Grande Guerra. È un maggio senza primavera sul Pasubio.
Sola è uno studente calabrese. Originario di Amendolara. In guerra non ci va come tanti altri terroni senza neppure conoscere il motivo e la lingua di chi gli dà ordini. No: Mimmo ha nelle vene l’ardore del giovane italiano che ci crede in quella Prima Guerra Mondiale maledetta. È un futurista convinto, uno di quei giovani intellettuali del tempo in cui forte è l’aspirazione ad un’Italia migliore.
Così li descrive Giuseppe Prezzolini. Dell’eroico sacrificio di Sola racconta ora l’avvocato amendolarese Santino Soda. È uno sforzo appassionato, il suo, da cui partorisce il piccolo saggio storico Dalla Calabria al Pasubio, in cui si celebra la morte di un futurista, appunto (Tipolitografia Jonica, marzo 2021).
In poco meno di un centinaio di pagine, Soda ricostruisce i sentimenti del giovane studente amendolarese. Ne segue il percorso culturale e politico e infine ci indica la traccia certa delle ultime ore di vita di questo ragazzo di Calabria. Lì sulle vette di un’Italia lontana. Lì: sfidando il filo spinato di un’Europa ormai già cadavere, qual era quella dell’Impero Austro Ungarico.
Un ricco corredo fotografico impreziosisce il saggio del nostro. L’epopea sinora anonima del 217° reggimento Volturno e dei suoi novantanove ragazzi che si sono persi nelle tenebre di quel 1916 è finalmente cantata nella particolare lirica di uno storico sì di periferia, ma non per questo meno preparato e dalla ricerca meno superficiale, anzi.
Santino Soda scrive con entusiasmo. Riesce lo stesso a risparmiarci la retorica di certe penne locali che non descrivono bensì commentano anche quando si tratta di mettere nero sui bianco una pagina di Storia. Con emozione sincera, l’Autore ci accompagna sui veneti Sogli di Campiglia, in quella triste sera del 29 maggio 1916: ed ecco il cannone, ecco le granate, l’urlo muto delle baionette che infilzano le carni di tanti, troppi figli di mamma che sono andati lassù senza la speranza di rivedere la casa dove sono nati, il mare, i vicoli dove sono cresciuti.
Così se ne va Mimmo Sola, futurista calabrese. Santino Soda ci chiede di trattenere il respiro e di ascoltare l’ultima preghiera di quello sfortunato studente. Sono cento pagine in bianco e nero che comunque ci restituiscono i colori terribili della battaglia come gli altri sublimi di un’antica e bella generazione che ha creduto in alcuni ideali. E ha dato la vita per essi: per un’Italia più onesta e più forte. In un maggio senza alcuna primavera.
Costruendo, con le proprie lacrime, un futuro meno incerto della loro giovinezza.
Commovente, bellissimo, giovani eroi di altri tempi che hanno creato la grande nazione di oggi per noi.
Io sono nato a Schio, proprio sotto il Pasubio e se le truppe italiane, mal equipaggiate e mal dirette non avessero resistito in quei terribili giorni gli austriaci avrebbero invaso la pianura padana.
Solo sul monte Cengio sono morti 16.000 soldati, gli ultimi buttandosi giù dalla rupe abbracciando un soldato austriaco.
Quando ero bambino sul pasubio si trovavano ancora ossa umane sparse… e la maggior parte di quei soldati venivano dal meridione.
E’ vero Francesco, confermo quello che hai detto; infatti se non fosse stato per quei valorosi soldati che combattereno nelle file della 1a Armata, tra cui i ragazzi del 217° reggimento Volturno, gli austriaci avrebbero tagliato in due le forze italiane ed invaso tutta la pianura padana con tutte le conseguenze possibili ed immaginabili. Purtroppo la storiografia ufficiale, per diversi motivi, non ha dato molto peso al sacrificio di questi soldati, che provenivano prevalentemente dal Sud.
Sono onoratissimo di essere calabrese perché ci porti onore nel mondo con questo prezioso e prestigioso libro. Grazie per queste emozioni che ci regali. Condivido con piacere e stima questo post. Grazie, grazie Santino
“Dalla Calabria al Pasubio morte di un futurista” è un romanzo commovente, vero, evocativo. Santino Soda, con un linguaggio chiaro e asciutto, va diritto al cuore del lettore e lo conduce nel teatro della grande guerra senza spaventarlo. Affronta il dolore e la sofferenza di quell’orrore con garbo, senza sentimentalismi e con la statura di un eroe … perché di eroi sta parlando.