Qualcosa rimarrà. Comunque. Soprattutto dopo questa grande paura collettiva. E non saranno solo le croci al cimitero.
Resterà, forse, la voglia di sentirsi più collettività. Sia chiaro: nessuno si aspetti pomeriggi e serate a cantare tutti assieme ai balconi o per le vie dei paesi. Ma forse un pizzico di egoismo lo metteremo da parte. E non ci minacceremo a morte al primo parcheggio sbagliato.
Resterà, speriamolo e tanto, soprattutto la necessità di rileggere lo Stato rispetto ai cittadini. Dopo tanta paura e tanta sofferenza, dopo che è stato così chiaro che nella battaglia contro il Coronavirus 2020 sono mancate troppe armi, dovremo fare un passo indietro.
O in avanti. Ecco: in avanti, meglio. Perché, quando ritornerà davvero la primavera, non lo potremo dimenticare che abbiamo temuto quando le nostre Periferie non avevano ospedali, medici, attrezzature. E dovremo spiegarcela questa carenza mortale.
Non ci vorrà – non ci vuole – un genio per rispondere ai nostri dubbi a riguardo. Per troppi anni in Italia si è tagliato sui servizi essenziali: la Sanità, la Sicurezza, la Scuola, il Lavoro… ovvero su tutto ciò che quelli che sanno parlare definiscono Stato Sociale.
Dopo la quarantena collettiva, con il coraggio dell’onestà, certe teorie liberiste dovranno essere buttate in cantina. Senza sprechi, è ovvio, si dovrà riformulare la rete dei servizi essenziali che stanno mancando in queste settimane e che tanta ansia ci regalano.
La Sanità, per esempio, non potrà più essere ostaggio dei numeri o di certi burocrati della nostra politica. Senza prendersi in giro, andranno investiti bei soldini sulle corsie, sulle attrezzature, sulla professionalità degli operatori. E così andrà fatto per altri settori.
E il deficit? Ci dovranno pensare coloro che hanno la presunzione di rappresentarci a come domarlo. Non certo con i mezzi più facili di sempre: le sforbiciate ai bisogni della gente. Ma con l’uso virtuoso del denaro pubblico. Senza ruberie o favoritismi.
Quando finirà la nottata, perché finirà, allora con calma ci guarderemo negli occhi. E nessuno avrà più alibi. Conteremo i danni, ci chiederemo le ragioni di tutto. E le calcolatrici le useremo per ripassare i dati di ciò che è mancato. E che non dovrà mancare mai più.
Senza alcuna polemica. Senza nessuna retorica.