È una questione di identità, signor ministro. E la sua Lega dovrebbe sapere di che si tratta.
Soverato, Catania, Siracusa. Ma pure il lungomare di Letojanni. E ancora prima, lo Jonio lucano. È normale che ci siano migliaia di meridionali che protestino contro Matteo Salvini. Gli immigrati c’entrano come l’aglio su una torta al cioccolato.
C’entrano ancora di meno i soliti buonisti, i soliti radical chic, il solito Pd. Nella protesta anti leghista di queste ore c’è poco di politico e tanto, appunto, di identità. Sono i terroni che dicono No alla Lega. Perché non dimenticano.
Diciamolo subito, così ci caviamo il dente senza mandarla troppo per le lunghe: la Sicilia e la Calabria, quest’ultima soprattutto, hanno poco da dire grazie ai vecchi partiti che li hanno spolpati per decenni. E al Pd meno che ad altri.
Ma neppure possono dimenticare certe mire secessioniste dei leghisti di sempre. Neanche possono accettare il sottile razzismo Nord/Sud che da sempre avvelena il giudizio di certi nordisti. I poteri pieni proprio no, ministro, la Terronia non può darglieli.
Allora ci sono piazze dove la contestazione sarà dura e fiera. Per la difesa di quella identità di essere Sud (pure con i nostri difetti) che la Lega oltraggia dai tempi di Bossi. Il Meridione non soffre di amnesie. E ha anche la vista lunga e certe teorie sull’autonomia amministrativa sanno tanto di saccheggio del futuro locale.
Stia sereno, ministro. Di voti ne prenderà molti pure qui. Da quelli che si appassionano della politica fatta su Rete 4. Da quelli che scattano con lei i selfie estivi. Da quelli che si riprendono sorridenti mentre lei si lava i piedi. Da chi scomoda esempi illustri della Storia e vede in lei il nuovo Churchill del Po. Buona gente. Ma non libera. I terroni sono altra cosa: per Dna e fierezza.
L’altro Sud vive di poco. Ma guai a levarci Orgoglio e Memoria. Da questa parte non si aspetti molto, signor ministro.
Cà nisciun è fess!
(Terronia, 13 agosto 2019)