Fratelli quasi: praticamente nemici. La vita è strana, certe volte. Qui al Sud pure di più. Se poi ci sta un voto di mezzo, addio.
Prima inseparabili. Del tipo: Abbiamo diviso il sonno, noi. E la macchina di seconda mano all’Università, i sacrifici, le donne. Oppure i grandi progetti per il proprio paese. Anni da ricordare sempre con un sorriso, nonostante tutto. Caffè insieme. Nottate in cui sputarsi l’anima addosso per poi raccoglierla e conservarla come un tesoro.
Perché per i meridionali i valori… e giù col folklore noiosissimo su ciò che conta, qui da noi. Parole. Perché basta un saluto mancato, o una stilla d’invidia, o un crocicchio non percorso assieme e… ciao ciao valori. L’Io ruggisce d’improvviso e diventa smania. Qualche volta, quasi, patologia. E fanculo ai sacrifici, alle donne condivise, all’antico legame.
Basterebbe una telefonata, forse. E la dignità reciproca sarebbe salva. Ma questa terra nostra è la patria delle divisioni. Delle parole sussurrate all’orecchio sbagliato. Delle ingiurie gratuite dispensate come preghiere ai funerali dei più cari. Un istante e l’abbraccio si trasforma in rissa. E chi grida più forte vince. Mentre tutti gli altri ridono.
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Diviso tra amici che furono, leggo veleni in queste settimane. Sul web, nei messaggi privati, sui marciapiedi. Alcuni, dicono, lo fanno in nome della verità… la loro verità. Altri in nome dello sviluppo… ma quale? I più perché qui è uno sport crocifiggere chi t’è stato caro. Io osservo e con fiducia attendo che il tempo scorra in fretta.
Perché tutto ha una fine, anche lo scempio attuale. Da noi, quaggiù in Calafrica, come pure in Paradiso. Quel giorno, forse, avremo tempo e voglia per raccontarsi l’inutile spregio che ci siamo fatti. E, chi sa, vuoi vedere che troveremo anche la forza per chiedere scusa? Pure se sarà tardi, allora. E la parte più bella di noi l’avremo uccisa.
L’abbiamo attesa tanto ‘sta benedetta Primavera. Per poi ricoprirla di foglie morte e parolacce…
Corigliano Calabro, 9 aprile 2019
E quindi? Continuiamo ad attendere l’eterna primavera della speranza? Quella fatta di valori solo a parole proprio da quelle persone che i valori li hanno messi da parte per salvarsi una propria dignità sempre che l’abbiano mai avuta? La politica, perché è questo il nodo centrale (specie a Corigliano), ormai è fatta da persone che sono distanti dal mondo culturale e , lasciamelo passare caro sig Panio, sono lontani anche dall’Uomo qualunque di Guglielmo Giannini ma hanno preso le sembianze del qualunquismo di Cetto e i risultati sono quelli sotto i nostri occhi.
In questo contributo (modestissimo) non ho pensato alla politica: ma alla sua “ricaduta” eventuale sul bon ton che dovrebbe sempre caratterizzare i rapporti umani. Credo che alcuni valori debbano essere sacri, sempre. Elezioni o meno. Ma forse sono ingenuo io…
Cordialmente e con stima.