Capitelli di pelle
si rigano di rughe
dove il Tempo
si ferma e gioca
a dadi con ciò
che rimane d’un
respiro.
Ti guardo. Sei
qui ma non sei
più tu: il nome
tuo c’è, l’ombra
tua resiste, un
eco vago del
tuo accento mi
restituisci come
pegno di quel
che fosti.
Parli e io non
riesco a guardare
il tuo viso che
sa di corteccia
arsa dal sole: la
Vita ci ha preso
in giro e pure
noi abbiamo
perso.
Mi hai sorretto
quando la via
andava in alto e
io tremavo:
perdona adesso
la mia paura a
sfidare il Tempo.
Siamo soli
quando i dadi
sgomitano col
buio della
Notte.
(10 giugno 2016)