Persa nell’ultimo
rosso del giorno che
s’inginocchia sulle
sue carni, t’immagino
un po’ stanca ma
serena, come sanno
dire a volte le tue
parole mute che ti
fai esplodere dove
la lingua non scava
mai.
Pure io mi perdo
così, allora: e senza
sillabe parlo alla tua
assenza che m’invade
e trascina lontano. Tu
mi senti, adorato
respiro che hai “Luna”
per nome?
Il Vento soltanto mi
risponde. È frinire
fresco di folle inverno
che brucia i calendari:
è carezza aspra che
ruga le labbra tinte
di livida passione.
Sei tu: Dea che ha
nei baci il miracolo
più atteso.
(31 gennaio 2016)