Il tuo respiro parla.
E io l’ascolto: apprendo
la sua grammatica
che ha poche regole e
mille errori, cerco di
non farmi confondere
dal suo accento
che mai sentii ieri, mai
più avrò in regalo
domani.
E attendo.
Finché perdo l’eco
della tua ultima
frase e mi sciolgo
folle nel silenzio
che mi ordini.
Penso che sia il
Cuore il tuono che
mi preannuncia
temporali…
O è soltanto il tuo
respiro, ancora?
Il verbo tuo
con cui so tornare
vivo.
(9 agosto 2015)