Non ha un nome
l’Uomo dei Versi. Va,
nel fango del selciato
dopo il temporale, a
non sa quale meta ci
sia oltre il lampione
che fa da angolo al suo
passo. Cammina, e gli
basta questo, muto,
senza neppure la voglia
d’un saluto fugace,
d’uno sguardo.
Le nuvole si sciolgono
violente, intanto, lassù
sulla sua testa. E muoiono
infine, senza tanti
ripensamenti. Un giorno,
una notte, una vita.
A nessuno conviene dare
un nome al Dolore.
(21 gennaio 2014)