Piove. Il cielo pesa sul Salento. Fa anche freddo e le strade sono trappole scivolose che non invogliano la gente a uscire di casa.
Nel bianco esplosivo della pietra leccese pure questo è Sud. Un Mezzogiorno grigio, in crisi economica e d’identità. Un pezzo d’Italia che annaspa ma resiste. Orgoglioso quanto stanco.
Corigliano d’Otranto è una ragnatela di vie dall’asfalto così rovinato che sembra di stare in Calabria. Invece siamo nel Leccese, in prossimità di Maglie, a metà strada tra Otranto e Gallipoli, l’Adriatico e lo Jonio. Lecce dista appena 26 chilometri, ma non sembra. Qui, a Corigliano, tutto va lento e il paese dorme sotto le nuvole spesse della folle – e gelida – Pasquetta del 2012.
Attorno, comanda l’ulivo. Basta un salto di un paio di chilometri, forse meno, e sei nella pancia della contrada chiamata “Appidè”: il nome del posto ha una radice greca e deriva dal “pero selvatico”, l’unica coltivazione un tempo rigogliosa da queste parti. Ciò che all’epoca era zona periferica e senza valore è, oggi, il vero vanto del paese. Tutto per merito dei vecchi proprietari dell’omonima Masseria.
Si tratta di un complesso architettonico in gran parte eretto nel ‘700 ma reso un autentico gioiello un secolo dopo. Il corpo centrale, già adibito a diverse mansioni onciarie nel passato, è arricchito da uno splendido giardino ottocentesco a cui, più di recente, sono stati aggiunti un campo ippico e una piscina. Qui la gente si viene a sposare. Oppure arriva in cerca di relax.
Il posto è bello, pur se si trova in mezzo a un vero e proprio deserto rurale. Tuttavia, in un quarto d’ora buono si raggiunge l’operosa Maglie o, poco oltre, Galatina. Sono cittadine dai ritmi lenti sotto la pioggia della Pasquetta 2012: a Maglie trovo un bar aperto dopo aver girato in lungo e largo per quasi mezz’ora. Il locale sta di fronte il municipio ed è caldo e accogliente. Per chi lo ha cercato tanto, è come la terra ferma per un naufrago. Epperò… dieci euro per due Crodini sono decisamente troppi. Manco fossimo al “Gambrinus” di Napoli…
Lecce! Una corsa verso la Capitale del Barocco ci vuole proprio. Allora via, con il sole che torna a brillare, timido, sul Salento d’inizio aprile. La città è quella di sempre, nonostante il meteo grigio. Colorata, festosa, chiassosa. In una parola: bella. In Piazza Sant’Oronzo suonano alcune band e la folla canta. Qui, in questa città unica nel suo genere, la Musica è la colonna sonora di tutti. Dei giovani, degli anziani. Le note riscaldano e il vento gelido che c’è manco lo senti più.
La Sera arriva veloce. La Festa finisce. L’auto ci riporta indietro. Il cielo è un pulviscolo luminoso di stelle. Più lucente di tutte è Venere: fa capolino dietro la Masseria “Appidè”. Silenziosa come la Notte che chiude di fatto i rigori dell’ultimo inverno.
(9 aprile 2012 – facebook)