Siamo seri. Se ci facciamo Noi stessi due conti e non ci nascondiamo dietro un dito, sia a Rossano che a Castrovillari cosa hanno prodotto per i rispettivi territori i due Tribunali di cui si sta discutendo l’eventuale chiusura? Un bel niente di niente. Allora è meglio chiuderli.
Né si comprende tutta la recente levata di scudi di avvocati e cronisti e politici. Per anni simili Palazzi hanno allevato Caste & Castine, non garantendo alcuna Giustizia alla povera gente, spostando e aggiustando, difendendo i soliti noti e punendo chi non aveva santi in paradiso.
Che dobbiamo difendere allora? O, meglio, per chi dobbiamo lottare? O davvero crediamo che un Tribunale sia la garanzia di uno Stato forte che si fa diga contro la Ndrangheta? Ci viene da ridere quando c’è da digerire una simile obiezione. Tanto è stato utile tutto ciò, qui, che abbiamo le cosche più violente del Nord della nostra regione. Ma per favore.
Lo Stato si difende in un altro modo, non preservando l’orticello di qualche barone togato. I nostri Tribunali sono il perenne feudo di magistrati di passaggio, buoni a sorseggiare dolcissimi caffè nei salotti che contano e certo poco inclini a passare alla Storia per le loro indagini e il loro coraggio.
Lo Stato è altra cosa. E qui sta scomparendo, è vero, sta lasciando spazio alla malavita. Ma da tempo e non certo perché portano vie le aule di qualche processo. Dove stavano i Savonarola di oggi quando, pezzo a pezzo, a Catanzaro prima e poi a Roma hanno cominciato a sbaraccare la barchetta statale a vantaggio di chi sa chi, appunto, o cosa?
Facciamo due conti a tal proposito, aiutiamo la nostra memoria? Hanno distrutto la Scuola, così: e tutti zitti. Hanno chiuso gli edifici periferici, quelli di montagna. Hanno tagliato i fondi per i bambini bisognosi di sostegno. Hanno mandato al rogo i banchi e i libri, finanche la carta igienica gli alunni se la devono portare da casa. Beh, non è un presidio anti-mafia, la Scuola? Non insegna le regole, non fa terra bruciata attorno ai piedi di coloro che vivono dell’ignoranza e della paura altrui?
Piano piano è accaduto anche altro. E si è colpito la gente nel bisogno. Via i presidi sanitari del territorio, allora. Prima i Dispensari. Poi le Cliniche. Infine gli Ospedali. Una sola parola d’ordine: risparmiare. E via al ballo dei tagli, degli spostamenti, delle punizioni a questo o quell’altro territorio. Tanto a pagare ci sono stati, e ci sono, i cittadini comuni.
Solo questo? No. Le nostre Periferie possono lamentare pure altri scippi nel tempo. Treni spariti, uffici postali saltati, eterna crisi occupazionale. Vero, il Lavoro… quale campo migliore ha la Ndrangheta per attrarre a se le nuove generazioni se non quello della sopravvivenza spicciola? C’è da chiedersi se coloro che oggi si strappano i capelli per la dipartita di un paio di pm si siano mai interrogati di una simile questione. Ma pure sulle altre.
Con questo sfacelo che viviamo, allora, davvero ci vogliamo raccontare la barzelletta del rischio mafioso che pesa su di noi se va via un Tribunale? E ci risparmiamo i dati: quelli locali, quelli ministeriali. Perché gli Uffici giudiziari delle nostre parti non si chiudono per un vezzo o un’antipatia improvvisa di Roma. Ennò. I conti non tornano per altri motivi. Questi presidi non sono produttivi sotto tutti gli aspetti. A cominciare da quelli inerenti la Giustizia spicciola.
Qui i processi, «certi» in particolare, vanno lenti, lentissimi. Qui la sete di Giustizia resta troppo spesso tale per molti. Qui non parte mai una inchiesta seria contro il malaffare. Anzi, ci sono voci maligne che, nei corridoi di questa o quell’altra caserma, fanno intendere anche di peggio. Non facciamo tanti giri di parole: qui si difendono delle scatole vuote. Null’altro di più.
Per questo, pur sapendo di essere impopolari al momento, un solo pensiero è il giusto epilogo a tanta analisi dei fatti: chiudiamolo subito questo Palazzo inutile. Non spendiamoci manco una stilla di energia. Lottiamo per altro, per qualcosa di più utile e più serio. Senza aggiungere un’altra sola parola a riguardo del problema.
Non lo merita.
(6 giugno 2012 – facebook)