Oltre la sola fede. Unendo comunità diverse, modi di credere distanti ma non troppo. E mostrando un’altra faccia del mondo stranieri che abita le contrade della Piana di Sibari.
Significa anche questo, se non soprattutto “questo”, la recente visita a Corigliano da parte del Metropolita d’Italia e Malta, Eminenza Sa Gennadios. Parliamo del massimo esponente religioso degli Ortodossi del Sud Europa, un personaggio eminente anche sotto il profilo del peso culturale e politico. Oltre che, com’è naturale, per il forte significato religioso.
Ad attendere il Metropolita è la comunità ortodossa di Schiavonea. Si tratta, per lo più, di cittadini provenienti dall’Est europeo, rumeni e non soltanto, che hanno una loco chiesa proprio alle spalle del Quadrato Compagna, nei pressi dell’ufficio postale del Borgo Marinaro coriglianese.
Qui va in scena il rito officiato, con altri religiosi locali, su tutti don Atanasio, dallo stesso Metropolita. Tutto con un pathos particolare e una discreta presenza di fedeli. Un momento reso unico, alla fine, dall’arrivo dell’Arcivescovo di Rossano-Cariati. Così le due Chiese cristiane si riabbracciano, riconoscono ognuna il ruolo dell’altro, dialogono. E, con esse, un po’ fanno la stessa cosa le due rispettive comunità.
Il tutto si consuma nella chiesa di San Fatino il Giovane e Santa Paraschiva di Iasi, appunto nella pancia di Schiavonea. In silenzio, quasi sotto voce. Con il pudore di chi non vuole mettere in piazza la propria anima. Lontano dai soliti echi della Cronaca. E anche tutto ciò ha un senso.
Lo spiega bene, ai margini dell’evento religioso, l’operatrice culturale Carmen Florea: “Noi la Stampa l’avevamo anche invitata, per far capire alla gente che gli stranieri di Corigliano non sono solo quelli che finiscono sui giornali per furti o altre porcherie del genere. Qui da noi ci sta tanta brava gente di cui nessuno sa nulla. Ci sono le famiglie con le loro tradizioni, ci sta Dio come per gli italiani. E forse bisogna raccontare anche quest’aspetto della nuova Sibaritide”.
Parole che hanno un senso, quello di Carmen Florea. E che hanno il viso sereno di chi si fa il segno del cristiano nell’eco delle litanie ortodosse che accompagnano le movenze rituali del Metropolita d’Italia e Malta, Eminenza Sa Gennadios. Che hanno il sorriso dei canti finali e degli applausi, prima di dirsi “Arrivederci”.
Succede in una mattina come tante qui, a Schiavonea di Corigliano Calabro. Senza che nessuno se ne accorga o quasi. Nel riserbo di chi, comunque, vuole dire agli altri che “non tutti sono cattivi” da queste parti.
(5 maggio 2015 – facebook)