Pensieri. Oppure ricordi. O forse nulla di tutto questo. Basta una telefonata, a volte. Come in quella vecchia pubblicità vista in Tv: “Una telefonata ti salva la vita”. O no, te la può rivoltare come un calzino. D’un tratto, senza preavviso.
Cinque anni. Ora appartengono già al passato. Eppure… sono stati la noia dell’essere quotidiano. Sono stati gli appuntamenti settimanali, le scadenze. Sono stati il sudore e le litigate: e poi mille altre, inutili cose. Chi le ricorda più, adesso?
Io le ricordo, invece. Mi scoppiano tutte dentro. E non dovrebbe essere così. Il lavoro è una cosa asettica: è orario, è dovere, è stipendio. Roba fredda, distante. La Vita è tutta un’altra cosa. Insegnare è un bel modo per arrivare a fine mese. Punto.
Una mattina apri il computer e scopri che hanno accettato la tua domanda di trasferimento. Torni a casa, era ora. È lavoro, soltanto questo. Ciao Cirò Marina. Si volta pagina, si fanno conti nuovi. La questione è chiusa.
Fosse facile. Ma non lo è per niente. Come dice quel film comico? “Chi arriva al Sud piange due volte”: Cirò Marina è profondo Sud. Con i suoi guai e le sue bestemmie. E la sofferenza secolare, e la solitudine. La sprezzante, muta bellezza.
Ho maledetto il giorno in cui sono arrivato qui. Adesso mi tocca di nascondere la più assurda delle commozioni. Troppi nomi nella testa, troppi volti e fatti. Lo stomaco brucia e non ce n’è motivo. Sarà tutto meglio, a settembre. Tutto…
A settembre, però, appunto. Ora no. Decine di occhi tornano a fissarmi tutti assieme. Centinaia di denti luccicano bianchissimi in lunghe risate liberatorie. Quante orecchie mi ascoltano di nuovo. Quali lingue stanno recitando le loro domande?
Ora no. Nulla è così semplice come avevo immaginato sarebbe stato. No, non può essere solo lavoro, questo turbinio di sensazioni. Questo stomaco in fiamme, questo petto che esplode. Mi mancherà tutto di qui: e pensavo di non avere nulla.
È vero. Ci sono Sud dove piangi due volte: quando arrivi e poi quando vai via. Così è per me stavolta. E dire che ho fatto l’impossibile per non farmi fregare da questo tipo di stregoneria. Tutto inutile, beccato. E adesso tocca pagare. E a caro prezzo.
Via. Il Passato è già di casa tra i miei polpastrelli. Corre veloce, mi sfiora, ritorna. Cinque anni sono un respiro unico, vitale. Rimarranno qui, nella mia carne. È difficile spiegare perché accadrà, ma sarà così. E forse sarebbe meglio non pensarci.
Nulla sarà più come prima. Potrà essere molto meglio, potrebbe andare peggio. Quello che si è vissuto resterà qui, all’ombra dei ricordi più felici. Lo abbiamo vissuto e nessuno potrà mai rubarcelo. È nostro, siamo noi per sempre.
Punto e a capo. E da domani mi costringerò a pensare che sì, “è solo lavoro”. Saprò come raccontare al mio Cuore questa nuova bugia. Ma domani, però. Ora è il tempo dell’animo. Della sabbia dorata delle più folli Clessidre.
Non potrò dimenticare niente di questi cinque anni così inutili e così irrinunciabili. Non le persone, non i momenti. Ho tutte queste cose impresse dove non oso manco dire. E qui le terrò, fingendo che siano gingilli superficiali da abbandonare in soffitta.
È stato. E nessuno me lo potrà mai portare via. Per sempre. Per sempre...
(28 giugno 2012 – facebook)