Ora hanno paura in tanti. Anche se mettono la maschera del «tranquilli, noi siamo puliti, noi». È una facciata. L’Operazione Santa Tecla rischia di mostrare troppi bubboni sotto la pelle vellutata della cosiddetta “Corigliano-bene”.
Oltre i «nomi noti dell’inchiesta», nella montagna di carte del pm distrettuale Luberto affiorano allusioni a ben altri personaggi. Sedicenti «estranei a ogni porcheria del genere». Qui, in questi ambienti dal guadagno facile quanto lo sperpero quotidiano di denaro, si annida adesso una palpabile ansia. Ci sono Aziende che, nel tempo, hanno garantito la propria “disponibilità” a certi capo-bastone. Non solo con il “pizzo”, ma con una serie di ben noti favori e favoritismi che adesso vengono al pettine come i più dolorosi nodi.
Attenzione: guai a fare di tutta l’erba un fascio. Eppure, non c’è neanche da fare più sconti a nessuno. L’identikit dell’imprenditore colluso, manco vittima ma… «amico degli amici», è presto stilato: ci sono importanti Aziende del territorio che hanno chiuso un occhio in troppe voci della propria impresa. Così per l’assunzione di personaggi dalle troppe ombre sul groppone, magari – addirittura – con mansioni direttive all’interno di questo o quell’altro capannone locale. Così per la collaborazione con precise Imprese di trasporto, finanche essendo disponibili a fare «da garage» ai mezzi di questo o quell’altro gruppo poco raccomandabile del settore. «Ma io non ne so nulla di ciò che fanno loro…».
Questo gioco a comportarsi sempre da equilibristi tra il lecito e il poco… chiaro, ha favorito alcuni e lasciato al palo altri. D’improvviso, alcune Aziende si sono “scoperte” miliardarie in diversi settori. Nel cemento, certo. Ma anche nel campo agricolo. Perfetti, quanto volenterosi, dilettanti dalla scarsa cultura personale e manageriale hanno preso a volare. E amen. Ora c’è il serio pericolo che tale banco salti. Anche per questo c’è chi si sta inventando una specie di «restaurazione del Giornalismo locale».
Di che parliamo? Di alcune riunioni recenti in cui qualche sedicente “editore” cerca di far passare la logica di «un giornale nuovo, che sia positivo, propositivo. Un giornale che scriva cose buone della città, non come fanno certi giornalisti». C’è già il direttore, c’è già la redazione. Chi ha paura della bufera-Santa Tecla le pensa tutte. Anche in questa maniera c’è una parte di Corigliano che cerca di arginare il desiderio popolare di fare chiarezza. Con quali mezzi? Il perbenismo, l’ottimismo ostentato «nonostante tutto».
È gente che ha fatto i soldi, non ha letto… deve dare conto a un potere economico che fa a cazzotti con la democrazia, i diritti, le coscienze. È pronta alla battaglia di sopravvivenza. Con il “faccino buono” di chi si presenta come un «portatore di benessere generale». Basta non fare domande, non criticare. Così stanno pensando al «giornale propositivo». Converrebbe loro starsene un po’ in disparte, almeno per il momento. Invece no, l’arroganza impone l’urlo. L’amico fraterno di Peppino Impastato, Salvo Vitale, così ne censurerebbe la moralità mafiosa: «Sono marci di quel marciume che si chiama ipocrisia e il cui unico sfogo alle proprie repressioni sessuali e psicologiche è quello di attribuire, di alienare negli altri, con giochi perversi di fantasia, quelle cose che il proprio ruolo di maniaci sessuali frustrati non consente di attribuire a se stessi, di proibirle e condannarle quando non si è avuto sufficiente coraggio di farle».
Ma ‘sta gente… a furia di frequentare palestrati e cocainomani, a furia di fare patti col Diavolo… lo sa chi era Impastato?
(14 agosto 2010)