Santa Tecla – Game over

Penso a Te, Direttore Buonofiglio di Sibarinet. E chiedo a entrambi: caro Fabio, a che serve? Intendo il grande tritacarne di notizie e commenti che abbiamo messo in piedi per l’Operazione Santa Tecla.

Alla fine tutto resterà come prima. Cambieranno i pupi ma non i pupari. E alla ‘Ndrangheta in galera  si sostituirà quella emergente. Un’altra Giunta verrà a fare patti con qualche diavolo. E noi che faremo?

Non è un articolo, questo. Non un Editoriale o un Pastone o null’altro. È mettere nero su bianco quello che ci siamo detti per telefono ai margini dell’ennesimo commento al vetriolo che è arrivato ai rispettivi Siti. Abbiamo cercato di raccontare, ci abbiamo «creduto», Che fessi: l’abbiamo fatto anche gratis.

Io lo faccio e lo consiglio anche a te: basta. Fermiamoci. Io mi fermo. Ci saranno altre voci del coro. Ma sì, diamogliela ‘sta soddisfazione a chi mi ha invitato ad «andare in vacanza». Ma davvero c’è chi può credere che fossimo così matti da pensare di imitare i Saviano, gli Impastato, i Travaglio. Che poi, a me, ‘sto Travaglio manco piace.

Abbiamo scritto e troppo. Il mio inchiostro finisce qui. Getto nel cestino un paio di video dedicati ancora a “Santa Tecla”. Faccio finta di non avere dei fascicoli sul caso “Ricatto” o sulla Banca di Credito Cooperativo. Tutti episodi riconducibili a un mondo marcio. Ma che a tanti conviene che resti in piedi. E illibato.

Abbiamo «fatto opinione», è vero: non soltanto «cronaca». Ma anche per analizzare, seppure ci deve essere il giudizio personale e non oggettivo, comunque devi partire da un dato, dalla realtà. E la realtà rimane sotto gli occhi di tutti. Ce lo ridiciamo all’infinito? Che vada come vada e buona notte ai suonatori.

Mollo tutto, mi dedico ad altro. Una fogna che non va. Un incidente. L’ospedale che chiude. Il mare sporco. Il convegno… te lo dico, Fabio: ho paura. Ma non che mi facciano chi sa che di «fisico», per carità. Quel che mi fa male è l’assedio morale. Il linciaggio nei commenti dove mai si tocca la questione ma sempre la persona. Ovvero: o me o te. Tu ancora hai voglia di farti massacrare?

Non conviene. Anche perché, non stiamo male da soli. E poco importa che tanti amici, al cellulare o su Facebook, mi dicano «sono con te». Se chiedo loro di venirlo a dire in pubblico, con nome e cognome, scompaiono d’improvviso.

Basta, Fabio. In questi mesi i miei siti hanno registrato numeri enormi. Ma manco un mezzo sponsor perché, come mi ripete sempre qualcuno, «e mica questi qua fanno la pubblicità a te che li sputtani». Fosse solo l’aspetto economico a preoccuparmi. Sai che mi frega: informare è un piacere per me, me lo pago con lo stipendio di insegnante. Ma fino a un certo punto. Quando ti fa troppo male, no.

E tu sai, come me, che fa male. Fa male andare a casa e trovare i tuoi cari che ti ripetono «chi te lo fa fare?» e magari ti raccontano, a mezza bocca, di qualche commento del vicino o dell’amico di famiglia. Anche chi ti vuole bene non può capirti del tutto: ti vede scattare come una belva ferita davanti alla menzogna, sente il ringhiare dinanzi qualche denigratore organizzato, scorge soltanto il rosso d’ira nelle tue pupille. Non sa della sofferenza: sì, perché anche raccontare a muso duro fa soffrire. Perdi amici. Scopri ipocrisie. E se ci credi al Cuore, un poco almeno, allora le ferite non si rimarginano più.

Dio, com’è lungo stavolta questo mio pezzo. Mi perdonerai? È uno sfogo. Un saluto, un addio. Ma tanto a chi vuoi che importi. A chi mancherà la firma di «un pazzo… di uno che non sta bene… di uno che su Facebook gli piace Alessandra Amoroso… di uno che si inventa gli scoop». Santo Dio: ma andare al cuore dei temi che io e te abbiamo trattato no, proprio mai?

Allora levo il disturbo. Almeno sulle questioni più spinose. E lascio ad altri imbastire un po’ di analisi sulle «nostre cose sibarite». Magari a chi, alla fine, mi è venuto anche a dire che io e te «ci inventiamo i commenti sui Blog». Bingo.

Ringrazio Te e i lettori, tantissimi, per l’attenzione. So che tanta gente onesta e perbene un po’ ci ha riflettuto sulle quattro cazzate che ho scritto. E so che è la maggioranza. Ma è silenziosa. Tombale. E non va bene. Non in questa guerra che si  è scatenata su una pagina da voltare davvero. E che invece resterà ferma, pesante come un macigno, come sempre.

A chi ama Camus chiedo di trovare una frase ad effetto con cui chiudere questo sfogo. A te, Fabio, dico di pensarci a tua volta. Stop: game over.

(9 settembre 2010)

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