Un giorno ti scopri pure colonia di Cosenza. E un po’ ti girano.
Antefatto. Esami di Stato, sudore e ansia. E prof che sbarcano nella Sibaritide da tutta la provincia, capoluogo in testa.
Non arrivano mica gratis, senza soldi non si muove manco più la Madonna. È un lavoraccio, comunque, quello dei commissari d’esame. Troppe carte, troppo tempo, troppe responsabilità. Non finisce mai.
Repliche. La giornata tuttavia va in archivio e si torna a casa. Qualcuno ha optato per i mezzi pubblici… folle: qui in Calafrica vuoi viaggiare in treno? Circola giusto qualche bus, quando pure passa. E devi andartelo a prendere a casa di Cristo. E allora i cosentini esplodono e criticano, sdegnati: “Ma dove ci hanno mandato?”.
Frontiera. Vi hanno mandato nelle colonie cosentine. Complicato venirne a capo, vero? E così, per qualche giorno, capirete un poco come viviamo noialtri la nostra serie B quotidiana, quella del (non) vivere civile. Senza treni, senza servizi, lontani anni luce da tutto. Ultimi. Sacrificati sull’altare degli egoismi altrui.
Malanima. Due proffe proprio non la vogliono capire ‘sta canzone e ironizzano pure. Chi glielo spiega lo spartito che abbiamo per le mani? Siamo tanto Sud, troppo: illusi da Roma, dimenticati da Catanzaro, fregati da Cosenza. Ci hanno portato via tutto, hanno deciso di far crescere il Tirreno. E ora ridete pure: ma dai.
Padroni. I Misasi e i Mancini mica erano fessi. Beati i silani ad avere avuto baroni politici di questa natura: capoccioni capaci di far spostare il tracciato d’una autostrada come pure di indicare la direttiva dello sviluppo calabrese. Così si è perso di vista lo Jonio e il resto si chiama, tuttora, spoliazione. Addio futuro, attìa lupu.
Servi. Intanto sulla costa sibarita sono nati altri geni… minori. I classici vassalli pronti a srotolare tappeti rossi per tutti i grandi capi silani. Così a Destra, così (pure di più) a Sinistra. E alla fine con i voti delle vittime sono diventati ancora più forti gli aguzzini della Piana. Ciao ciao, fessi.
Pensieri. Certe medicine mica le ordina il medico, però. E comunque non per sempre. Forse, ogni tanto, potremmo pure accarezzarla una soluzione differente. Periferia per periferia, magari potremmo fare l’occhiolino a Puglia o Basilicata. Del resto, ci tratterebbero peggio di Cusenza? Difficile.
Finalino lieto. Le due prof incacchiate, aspettando il bus, se ne vanno al mare. “Che bello, qui”. Guardate e mute: questo non ve lo potete rubare.
Ancora…
(21 giugno 2018)